Il Gran Paradiso è l’unico 4000 completamente italiano, si trova nel cuore del Parco Nazionale in territorio valdostano e piemontese. È classificato come uscita alpinistica F facile e quindi è una delle prime uscite per i principianti, però è sempre bello tornarci. Da Valsavarenche è raggiungibile in giornata o pernottando ai Rifugi Chabod o Vittorio Emanuele.
Per gli alpinisti più esperti esistono altre vie di accesso più impegnative: dalla Valnontey partono vie che risalgono il Ghiacciaio della Tribolazione e dal Rifugio Chabod è raggiungibile percorrendo tutta o in parte la cresta nord oppure salendo la ripidissima parete nord.
Nel 2007 avevo fatto un corso di alpinismo col CAI di Aosta che prevedeva il Gran Paradiso come uscita finale, ma poi era stato sostituito dal Polluce e infine dalla Roccia Nera e quindi mi era rimasto come sogno nel cassetto. Quando nel 2011 l’ho trovato nel programma delle uscite alpinistiche del CAI di Verres, ho colto l’occasione al volo. La gita purtroppo mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca perché durante la discesa aveva prima nevicato e poi piovuto a dirotto fino alla macchina. L’anno scorso 2017 me l’ha proposto un amico e ovviamente ho subito accettato. Al Gran Paradiso sono seguiti altri 4000 e poi ad agosto abbiamo fatto il Bianco e anche sul Bianco abbiamo trovato nebbia e vento. Volendoci tornare quest’anno, ricominciamo l’allenamento.
È il 10 di giugno, la giornata è splendida. Parcheggiata l’auto a Pont di Valsavarenche, ci accoglie una volpe ma purtroppo non abbiamo nulla da darle da mangiare. Prendiamo la poderale lungo il Torrente Savara e poi il sentiero 1 che sale nel bosco con mille svolte e poi continua sul ripido versante ancora parzialmente coperto da nevai tra sassi e magra prateria alpina. La splendida vista del Monciair, del Ciarforon e più su della Tresenta ci accompagnano alla nostra destra fino al Rifugio Vittorio Emanuele.
Breve pausa per imbragarci e mettere i ramponi e ci inoltriamo sul nevaio che copre la pietraia e che più su diventerà ghiacciaio. La pendenza aumenta, il passo rallenta, procediamo in direzione del sole; ci inerpichiamo sul versante in ombra per giungere ad un pianoro; salendo ancora alcuni dossi, arriviamo alla Schiena d’Asino, punto di unione con la traccia che sale dal Rifugio Chabod, in prossimità della Becca di Moncorvé. Il tempo sta cambiando, il cielo si rannuvola, sale la nebbia. Incontriamo altre cordate che scendono e alcuni scialpinisti. Tratti ripidi alternati al altri meno faticosi compiono un’ampia curva a sinistra e con un ultimo sforzo traversiamo verso est il pendio che passando alla base della vetta del Roc, adduce alla crepaccia terminale. La traccia è segnalata da alcune bandierine del Parco del Gran Paradiso.
Un breve tratto in cresta su ghiacciaio e roccette ci portano a 20 metri dalla Madonnina. Ora dovremmo traversare su una cengia esposta per arrivare ad un intaglio e salendo sopra ad un masso giungeremmo alla statua ma, dopo aver aspettato il nostro turno scattando alcune foto e ammirando il paesaggio, decidiamo di rinunciare, questa è solo una gita di allenamento. Un saluto e un ringraziamento alla Madonnina e poi cominciamo a scendere verso valle.
Ci torniamo la settimana dopo e questa volta la giornata è stupenda: il blu del cielo terso, il bianco abbagliante del ghiacciaio, ottima visibilità a 360°.