Partiamo a piedi da Valnontey (m.1.666) e nell’aria fresca del mattino percorriamo la sterrata – 22 – ombreggiata dai larici fiancheggiando di tanto in tanto alcune baite e rascard; lasciamo a sinistra la deviazione 22C (m.1.790) per il Bivacco Money e poco oltre attraversiamo il torrente sul Pont de l’Erfaulet passando sull’altro versante della valle dove inizia il sentiero che comincia a salire; poco dopo ignoriamo il 22G (m.2.046) diretto ai Casolari dell’Herbetet e al Bivacco Leonessa e al bivio successivo (m.2.100) trascuriamo la biforcazione per i Bivacchi Martinotti e Borghi per proseguire diritti.
Il sentiero ora sale tra i sassi e alcuni rari cespugli parallelamente al ruscello che dovremo poi attraversare ma, purtroppo, il ponte è parzialmente crollato; con una certa difficoltà e correndo anche il rischio di cadere nell’acqua gelida e di essere travolti e trascinati a valle dalla corrente impetuosa, riusciamo a superare questo passaggio.
Guadiamo (m.2.300) un altro torrente e cominciamo a risalire il filo della morena fin contro le rocce dello sperone della Barma des Bouquetins (degli stambecchi); superiamo un muretto roccioso attrezzato fino a raggiungere, spostandoci verso sinistra, la Barma, una grotta che veniva usata come ricovero dagli alpinisti.
La pendenza aumenta e la risalita del terreno erboso e detritico sempre più faticosa e difficoltosa richiede grande attenzione e passo sicuro, oltre alla ricerca costante dell’itinerario che si fa alpinistico.
Saliamo per un canale roccioso aiutandoci anche con le catene fissate alle pareti superando cenge e dossi; spostandoci un po’ a destra e un po’ a manca, giungiamo ad una conca che, seguendo gli ometti, traversiamo a destra fino ai piedi di un imponente sperone roccioso su cui sorgono i bivacchi Pol e Gerard-Grappein (m.3.183);
Si apre davanti a noi un pianoro di rocce montonate che divide in due rami il Ghiacciaio della Tribolazione, un ambiente solitario e selvaggio
Dal ghiacciaio lo sguardo punta alla cresta frastagliata che a destra sale dall’Herbetet alla Pointe Budden, alla Becca di Montandayné e poi al Piccolo e Gran Paradiso; mentre a sinistra sale la dorsale che segna il confine col Piemonte con le cime della Testa di Valnontey e della Tribolazione e, oltre il Colle della Luna, la Punta di Ceresole e la cresta Gastaldi; verso valle invece si estende tutta la Valnontey.
Il bivacco Pol è una costruzione a forma di semibotte in legno rivestita di lamiera di 4 posti letto ed attrezzata di materassi e coperte; noi ci avviamo verso il Gerard-Grappein, molto simile al precedente ma più grande e con nove cuccette, dove trascorriamo piacevolmente il pomeriggio e pernottiamo.
Al mattino ci alziamo e ci prepariamo; la giornata è stupenda, l’aria frizzante, il cielo stellato; legati in cordata e ramponi ai piedi ci avviamo verso la nostra meta sul tormentato Ghiacciaio della Tribolazione con passo lento e regolare compiendo un ampio semicerchio verso destra
Mentre si fa giorno risaliamo il pendio e raggiungiamo un immenso pianoro mentre, alle nostre spalle, sorge l’alba: il sole si alza all’orizzonte e diffonde i suoi raggi caldi a 180 gradi con mille sfumature, il ghiacciaio si colora di un rosa pallido, la roccia si illumina di arancione, uno spettacolo grandioso, da mozzafiato, indimenticabile da vivere e da assaporare completamente.
A monte, verso sinistra il Colle della Luna (m.3.542), noi pieghiamo piano piano a destra passando sotto la Punta di Ceresole e la Cresta Gastaldi sperando sempre di non finire in qualche crepaccio; non c’è alcuna traccia, il ghiacciaio è coperto da uno strato bianco di neve fresca e perfettamente intatta che è quasi un peccato calpestare.
Questo tratto quasi pianeggiante ci porta di fronte alla est del Gran Paradiso ma noi pieghiamo leggermente a sinistra; la quota comincia a farsi sentire, il passo rallenta, saliamo con numerose svolte superando i segni dei crepacci che tagliano il pendio in orizzontale e raggiungiamo il Colle dell’Ape (m.3.873) dove comincia la parte rocciosa.
Tolto i ramponi, saliamo con passaggi divertenti di arrampicata facile ma delicata, quindi percorriamo una cengia verso sinistra e con un ultimo sforzo raggiungiamo la Finestra del Roc (m.3.994): un’apertura nella roccia che si affaccia sull’ampio e immenso Ghiacciaio del Gran Paradiso e la Valsavarenche, un’altra visuale superlativa.
Traversiamo il pendio con cautela e prudenza e superata la terminale procediamo con attenzione sulla cengia di sinistra che ci porta alla base del risalto roccioso che, con nostro grande stupore, notiamo essere stato attrezzato con scalini metallici.
Risalito il roccione siamo in vetta al Gran Paradiso (m.4.061): la Madonnina bianca in punta mi dà sempre una profonda emozione.
Lo sguardo spazia a 360 gradi sul ghiacciaio lato Cogne che abbiamo appena risalito e sul versante di Valsavarenche che percorreremo in discesa e su tutte le montagne che ci circondano, un mondo infinito meraviglioso immenso.
Cerchiamo di assaporare il momento ma lo spazio è poco, non possiamo indugiare, dobbiamo scendere per lasciare il posto agli altri alpinisti.
Dopo una breve pausa meritata e ristoratrice, cominciamo a scendere lungo la normale ben marcata incrociando le numerose cordate che stanno salendo.
Superata la prima parte in direzione de Il Roc, scendiamo il pendio ripido che poi, quando fiancheggiamo il Bec de Montcorvé, spiana fino alla schiena d’asino; ignorando la traccia che scende a destra verso il Rifugio Chabod, giriamo a sinistra e scendiamo dritti percorrendo tratti ripidi alternati ad altri pù dolci.
Il tracciato volge ora un po’ più a destra e scende scosceso; la calda estate ha sciolto la neve e nell’ultima parte del ghiacciaio dobbiamo piantare bene le punte dei ramponi nel ghiaccio percorso da rivoli d’acqua; terminato il ghiacciaio, ci sleghiamo e togliamo i ramponi per scendere sulle rocce montonate disseminate di mille ometti fino al Rifugio Vittorio Emanuele II (m.2.719).
Un pasto caldo sulla terrazza al sole è d’obbligo e poi non ci resta che scendere a Pont (m.1.952) seguendo il sentiero escursionistico – segnavia 1.
Ero già salita più volte al Gran Paradiso ma sempre da Valsavarenche, ma questa è stata completamente diversa dalle precedenti in quanto si è svolta in un ambiente solitario e grandioso, uno degli angoli più remoti e selvaggi della Valle d’Aosta; la visione dell’alba a 3500 metri con i suoi colori caldi, la luce, l’atmosfera surreale è stata un’esperienza indimenticabile, uno spettacolo meraviglioso.